Commento alla sentenza Cass. pen., Sez. V, Ord. n. 55894/2018: Misure di prevenzione e pericolosità sociale

La sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 55894 del 2018 offre un'importante riflessione sulle misure di prevenzione in materia di sicurezza pubblica. In particolare, la Corte ha analizzato il caso di P.G.M., la cui richiesta di revoca della sorveglianza speciale è stata considerata inammissibile. Questo articolo si propone di chiarire i principi giuridici sottesi a tale decisione, con particolare riferimento all'interpretazione delle misure di prevenzione.

Le motivazioni della decisione

La Corte d'Appello di Lecce aveva già rigettato la richiesta di revoca della misura di prevenzione applicata a P.G.M., sostenendo che le motivazioni avanzate erano generiche e ripetitive rispetto a quelle già esaminate dal Tribunale. Il punto centrale della decisione risiedeva nell'assenza di un "fatto nuovo" che potesse giustificare la rivalutazione della pericolosità sociale del soggetto. La Cassazione ha confermato questo orientamento, sottolineando come la sorveglianza speciale non dipenda dalla commissione di reati specifici, ma dalla pericolosità sociale complessiva del soggetto.

Il presupposto applicativo delle misure di prevenzione è costituito dalla pericolosità per la sicurezza pubblica, intesa come predisposizione al delitto.

Il ruolo della Corte Europea dei Diritti Umani

Il ricorrente ha richiamato la sentenza Contrada c. Italia della Corte EDU, sostenendo che i principi ivi stabiliti dovrebbero essere applicabili anche per la sua situazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che i principi della Corte EDU non possono essere estesi automaticamente ai casi non direttamente contemplati, mantenendo così una netta separazione tra il processo penale e quello di prevenzione.

Conclusioni

La sentenza n. 55894/2018 evidenzia l'importanza di un'interpretazione rigorosa delle misure di prevenzione nel diritto italiano. La Corte ha ribadito che la pericolosità sociale non è determinata esclusivamente da singoli eventi criminosi, ma da un quadro complessivo del comportamento del soggetto. Questo approccio mira a tutelare l'ordine pubblico e a garantire la sicurezza collettiva. In definitiva, la decisione della Cassazione chiarisce che l'adeguatezza della misura di prevenzione deve sempre essere valutata in base a evidenze concrete e non su considerazioni soggettive.

Studio Legale Bianucci