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Cass. pen., Sez. V, Sent., n. 30133 del 2018: Riflessioni sul concorso esterno in associazione mafiosa

La sentenza n. 30133 del 2018 della Corte Suprema di Cassazione, Sezione V Penale, offre un'importante riflessione sul concorso esterno in associazione mafiosa, trattando il caso di B.B., un imprenditore accusato di aver instaurato rapporti collusivi con le famiglie mafiose palermitane. La decisione della Cassazione non solo chiarisce i principi giuridici applicabili, ma mette in evidenza anche le difficoltà nel distinguere tra imprenditore vittima e imprenditore colluso.

Il contesto giuridico e i fatti del caso

Il Giudice delle indagini preliminari aveva disposto la custodia cautelare in carcere per B.B. per reati di concorso esterno in associazione mafiosa e altri reati connessi. Nella sua ordinanza, il Tribunale del riesame ha annullato parte delle accuse, ma ha confermato la custodia cautelare, sostenendo che B.B. avesse instaurato un accordo con i boss mafiosi per dominare il mercato delle scommesse e delle slot machines.

  • Accordo con le famiglie mafiose per la gestione esclusiva di attività commerciali.
  • Pagamento di somme mensili come corrispettivo per la protezione fornita.
  • Utilizzo di metodi mafiosi per mantenere la posizione dominante sul mercato.

Le argomentazioni della difesa e la risposta della Corte

In tema di concorso esterno in associazione mafiosa, la giurisprudenza ha affermato che deve ritenersi colluso l'imprenditore che instaurando un rapporto di reciproci vantaggi, contribuisce al rafforzamento dell'associazione mafiosa.

La difesa di B.B. ha sollevato obiezioni riguardo alla mancanza di prove concrete che dimostrassero la sua colpevolezza, sostenendo che egli fosse una vittima delle dinamiche mafiose, costretto a pagare il "pizzo" per evitare ritorsioni. Tuttavia, la Corte ha ribadito che la semplice condizione di imprenditore non giustifica automaticamente la qualifica di "vittima". Infatti, è necessario dimostrare l'assenza di un "quid pluris" per configurare il concorso esterno.

Conclusioni e implicazioni future

La sentenza della Cassazione n. 30133 del 2018 rappresenta un tassello fondamentale nella giurisprudenza italiana in materia di lotta alla mafia, sottolineando come la distinzione tra imprenditore vittima e imprenditore colluso non sia sempre facile da tracciare. La Corte ha chiarito che è fondamentale dimostrare un reale contributo all'associazione mafiosa per ritenere configurabile il concorso esterno. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative su futuri casi simili, stabilendo un precedente importante nel trattamento di imprenditori coinvolti in attività mafiose.