La Truffa Aggravata e la Responsabilità Amministrativa: Analisi della Sentenza Cass. Pen. n. 37655/2023

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 37655/2023, offre spunti significativi in merito alla configurazione del reato di truffa aggravata, accostandolo alla responsabilità amministrativa delle società coinvolte. La Corte ha riformato una precedente pronuncia di assoluzione, evidenziando la rilevanza penale delle condotte di rendicontazione non veritiera e il meccanismo di restituzione di somme erogate dal Ministero dei Trasporti.

Contesto della Sentenza

I tre imputati, A.A., B.B. e C.C., insieme a due società, erano stati inizialmente assolti dal Tribunale di Genova per il reato di truffa aggravata, in quanto non era emersa la prova della fittizietà dei costi rendicontati. Tuttavia, la Corte d'Appello ha accolto l'appello del Pubblico Ministero, ritenendo che l'accordo intercorso tra le parti per la restituzione parziale dei fondi ricevuti configurasse un meccanismo fraudolento. La Corte ha così condannato gli imputati e affermato la responsabilità amministrativa delle società.

La Corte ha evidenziato come l'artificio sussista nell'esporre costi non certi, presentandoli come sostenuti.

Le Implicazioni della Sentenza

Una delle questioni centrali affrontate dalla Corte riguarda la natura dell'accordo tra le parti, che prevedeva la restituzione parziale dei fondi non dovuti. Questo meccanismo, secondo la Corte, ha ingannato il Ministero, determinando un contributo superiore a quello realmente spettante.

  • Riconoscimento della responsabilità penale per truffa aggravata.
  • Affermazione della responsabilità amministrativa delle società coinvolte.
  • Rivalutazione della quantificazione della confisca in relazione al profitto illecito.

La Corte ha, infatti, stabilito che la somma di Euro 176.000 circa, inizialmente confiscata, dovesse essere ridotta a Euro 38.858,10, corrispondente all'indebito profitto percepito.

Conclusioni

La sentenza in esame sottolinea l'importanza di un controllo rigoroso sulle rendicontazioni presentate al Ministero e la necessità di evitare meccanismi che possano generare confusioni tra comportamenti leciti e illeciti. La Corte di Cassazione, attraverso questa pronuncia, conferma la propria posizione di rigore nei confronti di condotte che, pur apparendo formalmente legittime, nascondono intenti fraudolenti.

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