La sentenza n. 37849 del 30 maggio 2024 della Corte di Appello di Torino rappresenta un'importante pronuncia in materia di pericolosità sociale e misure di prevenzione. In questo contesto, è fondamentale comprendere come il giudice possa valutare non solo le condanne definitive, ma anche gli elementi emergenti da procedimenti penali pendenti. Questo approccio, sebbene controverso, è stato ribadito e chiarito dalla Corte, al fine di garantire la sicurezza pubblica.
Secondo la massima espressa dalla sentenza, il giudice ha la facoltà di considerare non soltanto i fatti accertati con sentenza di condanna, ma anche quelli che emergono da procedimenti penali non definitivi. In particolare, la Corte ha affermato:
Giudizio di pericolosità - Elementi emergenti da procedimenti penali pendenti - Rilevanza - Condizioni - Indicazione - Fattispecie. In tema di misure di prevenzione, il giudice, ai fini del giudizio di pericolosità, può valutare non solo gli elementi di fatto accertati con sentenza di condanna, ma anche quelli emergenti da procedimenti penali pendenti per reati a tal fine significativi, nell'ambito dei quali siano stati formulati giudizi non escludenti la responsabilità del proposto. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto immune da vizi la decisione del giudice dell'appello di conferma della misura della sorveglianza speciale e della confisca, adottate sulla base della sussistenza, nei confronti del ricorrente, di molteplici indagini e numerosi procedimenti penali non definitivi per reati lucrogenetici, pur in presenza di una sentenza di assoluzione definitiva per fatti di natura analoga).(Conf.: n. 3010 del 1993, Rv. 195671–01).
Questa pronuncia invita a riflettere sulla necessità di una valutazione complessiva della pericolosità sociale, che non possa limitarsi ai soli eventi passati ma debba considerare anche la situazione attuale dell'individuo, inclusi eventuali procedimenti penali in corso.
La sentenza in oggetto si inserisce in un contesto giuridico più ampio, in cui il legislatore e la giurisprudenza pongono un forte accento sulla sicurezza pubblica. In particolare, il Decreto Legislativo del 6 settembre 2011, n. 159, stabilisce le misure di prevenzione e le relative condizioni, mirando a contrastare la criminalità organizzata e i reati di particolare gravità.
È essenziale che i giudici, nel loro operato, tengano conto non solo della storia penale accertata, ma anche di tutti gli indizi e le evidenze che possano emergere da indagini in corso, garantendo così un equilibrio tra i diritti individuali e la tutela della collettività.
In conclusione, la sentenza n. 37849 del 2024 della Corte di Appello di Torino offre una chiave di lettura fondamentale per comprendere come il sistema giudiziario italiano affronti la questione della pericolosità sociale. La possibilità di considerare anche le indagini non definitive nel giudizio di pericolosità rappresenta un'importante evoluzione nella materia delle misure di prevenzione. È un richiamo a una vigilanza costante e a un approccio che non trascuri i segnali di allerta derivanti da procedimenti penali in corso, garantendo così una maggiore sicurezza per la società.