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Commento alla Sentenza Cass. Pen., Sez. VI, n. 21985 del 2023: Peculato e Ricettazione di Armi

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione VI Penale, n. 21985 del 22 maggio 2023, affronta questioni rilevanti riguardanti i reati di peculato e ricettazione, con particolare riferimento alla condotta di un agente di polizia che si è appropriato di armi destinate alla rottamazione. Questo caso offre spunti significativi per comprendere come la giurisprudenza italiana interpreta e applica le norme relative alla custodia e al possesso di beni sequestrati.

Il Peculato nella Gestione delle Armi Sequestrate

Il caso in esame riguarda A.A., un agente di polizia, condannato per aver appropriato armi conferite dai privati per la rottamazione. La Corte di Appello di Palermo aveva confermato la condanna, considerandola un caso di peculato, in base all'art. 314 del codice penale. La Corte di Cassazione ha ribadito che il peculato sussiste quando un pubblico ufficiale si appropria di beni che ha in custodia per ragioni d'ufficio. Questo principio è consolidato nella giurisprudenza, come evidenziato da precedenti sentenze (Sez. 6, n. 24373 del 28/5/2014).

  • Il possesso delle armi da parte dell'agente era illegittimo, in quanto derivava da una condotta fraudolenta.
  • La Corte ha escluso che le condotte potessero essere qualificate come semplice violazione della pubblica custodia, sottolineando l'appropriazione indebita.
La condotta di un pubblico ufficiale che si appropria di beni in custodia integra il reato di peculato, indipendentemente dalle modalità di acquisizione delle armi.

La Responsabilità di B.B. e la Ricettazione

Il coimputato B.B. è stato giudicato colpevole di ricettazione per aver acquisito armi da A.A. in circostanze illecite. La Corte ha sottolineato che, sebbene B.B. fosse in possesso di un regolare porto d'armi, ciò non lo esentava dalla responsabilità penale. La ricettazione si configura anche in presenza di una buona fede apparente, se le prove dimostrano consapevolezza dell'illiceità della provenienza delle armi. Le intercettazioni telefoniche hanno evidenziato come B.B. fosse a conoscenza della provenienza illecita delle armi, suffragando l'impianto accusatorio.

Conclusioni e Riflessioni Finali

La sentenza in oggetto mette in evidenza l'importanza di una corretta gestione dei beni sequestrati da parte delle forze dell'ordine e le conseguenze penali derivanti da comportamenti illeciti. Essa invita a riflettere sulla necessità di garantire la trasparenza e la legalità nelle operazioni di custodia e gestione delle armi. È fondamentale che gli agenti di polizia rispettino rigorosamente le normative in materia, poiché la violazione di tali obblighi non solo compromette la loro integrità, ma può anche avere gravi ripercussioni sul piano penale.