La recente sentenza della Corte Suprema di Cassazione (Cass. pen., Sez. VI, Sent., n. 45061 del 25/11/2022) offre un'importante occasione di riflessione sui principi che governano i reati legati agli stupefacenti, in particolare sulla distinzione tra condotte di lieve entità e quelle più gravi. In questo articolo, analizzeremo i punti salienti della decisione, evidenziando il contesto giuridico e le implicazioni pratiche per i soggetti coinvolti.
Il caso in questione riguardava A.A., condannato per detenzione di stupefacenti ai sensi del D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, art. 73. La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la condanna, negando però la derubricazione del reato a una fattispecie di lieve entità, nonostante il ricorrente avesse sollevato questioni relative alla valutazione del quantitativo di sostanza sequestrata. La Cassazione ha accolto il ricorso, sottolineando come la Corte d’Appello avesse escluso la tenuità del fatto basandosi esclusivamente sul dato ponderale, trascurando una valutazione complessiva della condotta.
La valutazione del fatto deve guardare alla complessità dello stesso, valorizzando - in senso positivo o negativo - tutti gli elementi che contraddistinguono quella determinata condotta.
La Corte ha richiamato le recenti pronunce delle Sezioni Unite, evidenziando che la valutazione della tenuità del fatto non può limitarsi a considerare unicamente il dato quantitativo. È necessario valutare anche il contesto in cui il reato è stato commesso, come ad esempio:
Particolarmente rilevante è l'affermazione secondo cui, in assenza di specifici indici di offensività, il dato quantitativo può essere considerato un elemento determinante per riconoscere il fatto come di lieve entità.
La sentenza della Cassazione segna un passo importante verso una maggiore attenzione alla valutazione complessiva delle condotte legate alla detenzione di stupefacenti. Essa sottolinea l'importanza di non fermarsi a un'analisi meramente quantitativa, ma di considerare anche gli aspetti qualitativi e contestuali. Questo approccio potrebbe portare a una maggiore equità nelle decisioni giudiziarie e a un'applicazione più coerente della legge sui reati di stupefacenti.