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Bancarotta fraudolenta: analisi della sentenza Cass. pen., Sez. V, n. 37959 del 2024

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione V Penale, n. 37959 del 16 ottobre 2024, offre un'importante riflessione sulle responsabilità penali legate alla bancarotta fraudolenta. In particolare, la Corte ha esaminato le condotte di A. A., imputato per bancarotta fraudolenta distrattiva, e ha fatto chiarezza su diversi aspetti cruciali riguardanti la gestione delle spese personali da parte di un imprenditore.

Il contesto della sentenza

Nella sentenza in oggetto, A. A. è stato accusato di aver distratto beni aziendali durante la gestione della propria farmacia, con conseguente danno per i creditori. La Corte d'Appello di Catanzaro, inizialmente, aveva confermato la condanna, ma la Cassazione ha deciso di annullare la sentenza limitatamente ad alcune condotte, evidenziando l'assenza di una motivazione adeguata riguardo ai prelievi effettuati negli anni 2011, 2013 e 2014.

La sentenza chiarisce che le spese necessarie per soddisfare le esigenze di vita dell'imprenditore non possono integrare il reato di bancarotta fraudolenta.

Le spese personali e la bancarotta

La Corte ha ribadito che le spese sostenute dall'imprenditore per sé e per la propria famiglia non possono automaticamente configurarsi come distrattive. È fondamentale distinguere tra spese necessarie e spese eccessive. Le spese eccessive, infatti, possono integrare la bancarotta patrimoniale semplice, mentre le spese meramente voluttuarie possono configurare la bancarotta fraudolenta. Questa distinzione è cruciale per la valutazione della responsabilità penale dell’imprenditore.

  • Spese necessarie: soddisfano bisogni ordinari o straordinari.
  • Spese eccessive: sproporzionate rispetto alle condizioni economiche dell'imprenditore.
  • Spese voluttuarie: prive di giustificazione razionale, espressione di dissipazione patrimoniale.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione sottolinea l'importanza di un'analisi dettagliata delle condotte dell'imprenditore e delle spese sostenute. La confusione tra il patrimonio dell’imprenditore e quello dell’impresa richiede un attento esame per evitare che spese legittime siano interpretate come distrattive. In definitiva, la Corte di Cassazione ha chiarito che non tutte le spese personali possono essere considerate reato, ma è necessaria una valutazione caso per caso.