Commento alla Sentenza n. 15429 del 2024: Estorsione e Metodo Mafioso

La recente sentenza n. 15429 del 2024, emessa dalla Corte di Cassazione, offre spunti di riflessione significativi riguardo alla configurazione del reato di estorsione in presenza di aggravanti legate all'appartenenza a un'associazione mafiosa. In particolare, si analizza la possibilità di applicare simultaneamente l'aggravante soggettiva prevista dall'art. 628, comma terzo, n. 3, del Codice Penale e quella oggettiva dell'art. 416 bis.1, in caso di minaccia “silente” da parte di un associato mafioso.

Il Contesto Giuridico

La Corte ha stabilito che, in materia di estorsione, l'aggravante soggettiva si riferisce alla maggiore pericolosità individuale dell'autore del reato, mentre l'aggravante oggettiva sottolinea la capacità intimidatoria associata all'uso di metodi mafiosi. Questo significa che l'azione di un soggetto appartenente a un'associazione mafiosa può essere punita più severamente in virtù della sua condotta e del contesto in cui opera.

Minaccia “silente” commessa da soggetto appartenente ad associazione di tipo mafioso - Configurabilità del concorso dell’aggravante di cui all’art. 628, comma terzo, n. 3, cod. pen., con quella dell’utilizzo del metodo mafioso prevista dall'art.416 bis.1. - Sussistenza - Ragioni. In tema di estorsione, l'aggravante, soggettiva, di cui all'art. 628, comma terzo, n. 3), cod. pen., può concorrere con quella, oggettiva, dell'utilizzo di metodo mafioso, di cui all'art. 416 bis.1., nel caso in cui il delitto sia commesso, con minaccia "silente", da soggetto appartenente ad associazione di tipo mafioso, posto che la prima circostanza è funzionale a sanzionare la maggiore pericolosità individuale dimostrata dall'associato che abbia consumato l'ulteriore delitto, mentre la seconda è volta a punire la maggior capacità intimidatoria di condotte realizzate attraverso l'evocazione della capacità criminale dell'associazione mafiosa, potendo essere agita anche da chi non è associato.

Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza rappresenta un punto di riferimento importante nella giurisprudenza italiana, poiché chiarisce come le aggravanti possano coesistere in un caso di estorsione legato a dinamiche mafiose. In questo contesto, è fondamentale considerare che:

  • La minaccia “silente” può essere un mezzo di coercizione particolarmente subdolo, in grado di esercitare una forte pressione psicologica sulla vittima.
  • L'appartenenza a un'associazione mafiosa non solo aumenta la pena per il reato di estorsione, ma introduce anche un elemento di maggiore intimidazione, influenzando le dinamiche sociali e relazionali nel contesto in cui avviene il reato.
  • La sentenza si inserisce in un filone giurisprudenziale già avviato, che mira a punire in modo più efficace le condotte illecite legate alla criminalità organizzata.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 15429 del 2024 della Corte di Cassazione non solo chiarisce la coesistenza delle aggravanti in caso di estorsione da parte di soggetti mafiosi, ma evidenzia anche l'importanza di affrontare con fermezza le dinamiche di intimidazione e controllo che la criminalità organizzata esercita sul territorio. La giurisprudenza continua a evolversi in questo ambito, sottolineando la necessità di un approccio rigoroso per garantire la sicurezza e la giustizia sociale.

Studio Legale Bianucci