La sentenza n. 15664 del 2023 rappresenta un'importante pronuncia della Corte di Cassazione riguardante il delicato tema delle spese legali nel processo penale, in particolare quando si tratta di appelli contro sentenze dichiarative di estinzione del reato per prescrizione. Questo articolo si propone di analizzare i punti salienti della decisione e di chiarire il significato delle implicazioni giuridiche che ne derivano.
Nel caso in esame, l'imputato, C. Z., aveva impugnato una sentenza di proscioglimento per prescrizione, sollecitando un pronunciamento favorevole nel merito. La Corte ha dichiarato inammissibile l'appello, evidenziando che nel processo penale l'onere delle spese giudiziali per la parte civile è collegato alla soccombenza. Ciò significa che, se l'imputato perde l'appello, sarà tenuto a rifondere le spese legali sostenute dalla parte civile.
Appello dell’imputato contro la sentenza dichiarativa di estinzione del reato per prescrizione - Soccombenza - Parte civile - Spese del giudizio di impugnazione - Valutazione - Criteri - Fattispecie. Nel processo penale l'onere della rifusione delle spese giudiziali sostenute dalla parte civile è collegato alla soccombenza, che, nel giudizio di impugnazione, deve essere valutata con riferimento al gravame e al correlato interesse del danneggiato dal reato a far valere i propri diritti in contrasto con i motivi proposti dall'imputato, sicché, ove sussista l'interesse di quest'ultimo a impugnare la sentenza dichiarativa dell'estinzione del reato per prescrizione, pur quando non vi sia stata rinuncia ad essa, sussiste altresì l'interesse della parte civile a resistere in giudizio e il suo interesse alla refusione delle spese in caso di soccombenza dell'appellante. (Fattispecie in cui l'imputato aveva impugnato la decisione di proscioglimento per prescrizione intervenuta in primo grado, sollecitando, con l'atto di appello, l'adozione di una sentenza liberatoria nel merito, per tale ragione destinata ad avere efficacia nel giudizio civile ai sensi dell'art. 652 cod. proc. pen.).
Questa massima implica che, nel caso in cui l'imputato decida di impugnare una sentenza di proscioglimento per prescrizione, la parte civile ha il diritto di resistere e di chiedere il rimborso delle spese legali se l'appello dell'imputato non dovesse avere successo. Questo principio è fondamentale per garantire che le parti danneggiate dal reato possano esercitare i propri diritti senza dover temere di sostenere costi in caso di soccombenza dell'imputato.
In sintesi, la sentenza n. 15664 del 2023 offre importanti chiarimenti in merito alla gestione delle spese legali nel processo penale, sottolineando il principio della soccombenza e il diritto della parte civile a essere rimborsata in caso di esito sfavorevole per l'imputato. Questa decisione evidenzia l'importanza di garantire un equilibrio tra i diritti delle parti e la necessità di un processo giusto e equo. La chiarezza fornita dalla Corte riguardo a queste dinamiche è un passo avanti verso una giustizia più accessibile e comprensibile per tutti.