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Il concorso esterno in associazione mafiosa: analisi della sentenza Cass. pen., Sez. V, n. 18256 del 2019

La sentenza della Corte di Cassazione n. 18256 del 2019 ha suscitato un acceso dibattito in merito al concorso esterno in associazione mafiosa, evidenziando i meccanismi di infiltrazione mafiosa nel mondo imprenditoriale. Nel caso in esame, la Corte ha confermato la responsabilità di A.M. e S.F., imprenditori accusati di aver contribuito al rafforzamento di un sodalizio mafioso, attraverso pratiche illecite come la sovrafatturazione e il pagamento di tangenti.

Il contesto della sentenza

La Corte di Appello di Messina aveva già condannato i due imprenditori per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avevano agito come intermediari tra l'appaltatore dei lavori pubblici e il clan mafioso locale. I giudici di merito hanno sottolineato come il comportamento degli imputati fosse stato finalizzato a consentire il pagamento di tangenti attraverso il sistema di sovrafatturazione dei lavori, generando profitti illeciti per il sodalizio mafioso.

Le argomentazioni della difesa e della Corte

Gli avvocati difensori hanno sollevato numerose obiezioni, contestando l'attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia utilizzate come prova principale. Tuttavia, la Corte ha ritenuto tali dichiarazioni coerenti e credibili, sottolineando che l'attendibilità dei collaboratori non era compromessa da eventuali contraddizioni emerse in altri procedimenti.

La Corte ha evidenziato che il ruolo di imprenditori collusi è stato compiutamente ricostruito, sulla base delle dichiarazioni concordi dei collaboratori di giustizia.
  • Responsabilità penale per concorso esterno in associazione mafiosa
  • Meccanismi di sovrafatturazione e pagamento di tangenti
  • Valutazione dell'attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Implicazioni e considerazioni finali

Questa sentenza rappresenta un importante precedente nella lotta contro la mafia, evidenziando come l'infiltrazione mafiosa nel mondo degli affari possa avvenire anche attraverso pratiche imprenditoriali apparentemente lecite. La decisione della Corte di Cassazione rafforza l'idea che la responsabilità penale per concorso esterno in associazione mafiosa non si limita a chi è parte attiva del sodalizio, ma si estende anche a chi ne facilita l'operato, contribuendo ai suoi scopi illeciti.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 18256 del 2019 della Corte di Cassazione rappresenta un passo fondamentale nella definizione della responsabilità penale in caso di concorso esterno in associazione mafiosa. Essa sottolinea l'importanza di un'analisi approfondita delle prove e del contesto in cui si sviluppano le dinamiche mafiose, contribuendo a una migliore comprensione e applicazione delle norme contro la criminalità organizzata.