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Analisi della Sentenza Cass. pen., Sez. II, n. 57393 del 2018: Estorsione e Concorso Esterno in Associazione Mafiosa

La sentenza della Corte Suprema di Cassazione, n. 57393 del 19 dicembre 2018, offre un'importante occasione di riflessione sulle dinamiche del concorso esterno in associazione mafiosa e sulla questione del ne bis in idem. In questo caso, l'imputato è stato condannato per aver agevolato, tramite la sua attività imprenditoriale, una cosca mafiosa nell'ambito di appalti pubblici, suscitando interrogativi sulla validità di un precedente giudizio di assoluzione.

Il caso in esame

Il ricorso di P.G. riguardava la condanna a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e estorsione. La difesa ha contestato la decisione della Corte d'Appello di Catanzaro, che aveva confermato la condanna, sostenendo la violazione del principio del ne bis in idem:

  • Il P.G. era stato già assolto in un caso simile.
  • Le stesse condotte erano state oggetto di accertamento in un altro processo.
La Corte di Cassazione ha ribadito che l'identità delle condotte deve essere valutata non solo in base all'oggetto materiale, ma anche in relazione alla specificità dell'associazione mafiosa coinvolta.

Principio del ne bis in idem e motivazione

La Corte ha spiegato che il principio del ne bis in idem non si applica quando si tratta di condotte diverse che, pur violando la stessa norma, presentano elementi distintivi. In questo caso, la diversità delle cosche mafiose coinvolte e il contesto territoriale hanno giustificato l'assenza di preclusione. Inoltre, la Corte ha evidenziato che la motivazione della sentenza della Corte d'Appello non era carente, ma anzi aveva fornito un'analisi dettagliata delle prove e delle dichiarazioni raccolte durante il processo.

Conclusioni e considerazioni finali

La sentenza della Cassazione rappresenta un punto di riferimento significativo nella giurisprudenza italiana in materia di concorso esterno in associazione mafiosa. Essa sottolinea l'importanza di una valutazione attenta e contestualizzata delle condotte e la necessità di una motivazione solida e ben articolata nei giudizi di merito. Gli avvocati e gli operatori del diritto dovrebbero considerare questi principi nella gestione dei casi di associazione mafiosa, tenendo presente la complessità di tali procedimenti e l'importanza del rispetto dei diritti difensivi.