La sentenza n. 38136 del 2024 della Corte di Cassazione, emessa il 12 luglio 2024, rappresenta un importante tassello nella giurisprudenza riguardante la bancarotta fraudolenta. In questo caso, A.A., amministratore unico della società S.G. Società cooperativa, è stato inizialmente condannato per bancarotta fraudolenta impropria. Tuttavia, la Corte ha accolto il ricorso, evidenziando lacune nella motivazione della sentenza della Corte d'Appello di Torino, che aveva riformato parzialmente la decisione di primo grado.
La Corte d'Appello aveva ritenuto di qualificare il reato di A.A. come bancarotta fraudolenta impropria, per non aver tempestivamente richiesto il fallimento della società, una decisione che la Cassazione ha ritenuto infondata. La motivazione scarsa e il mancato esame dell'elemento soggettivo del reato sollevano importanti questioni sulla distinzione tra le diverse fattispecie di bancarotta.
La Corte di Cassazione ha sottolineato che l'onere di motivazione è cruciale nel processo penale, specialmente in casi complessi come quelli di bancarotta.
La sentenza chiarisce le differenze tra le fattispecie di bancarotta. In particolare:
La distinzione è fondamentale perché le conseguenze penali e le responsabilità variano significativamente. La Cassazione ha evidenziato che, per configurare la bancarotta fraudolenta, è necessario dimostrare la colpa grave, che non può essere dedotta semplicemente dal ritardo nella richiesta di fallimento.
La decisione della Corte di Cassazione invita a riflettere sulla necessità di una motivazione solida e coerente da parte dei giudici, specialmente in casi di grande complessità come quelli legati alla bancarotta. La sentenza n. 38136 del 2024 non solo annulla la precedente decisione, ma rimanda alla Corte d'Appello affinché esamini con attenzione e rigore gli elementi costitutivi del reato contestato, garantendo così un giusto processo e un'adeguata tutela dei diritti degli imputati.