La sentenza n. 38848 del 2024, emessa dalla Corte di Cassazione, rappresenta un importante approfondimento in materia di esecuzione penale, con specifico riferimento al riconoscimento della continuazione "in executivis" e all'illegalità delle pene aumentate oltre i limiti stabiliti dall'art. 81 del Codice Penale. Questo articolo si propone di analizzare le implicazioni di tale pronuncia, evidenziando le possibilità di ricorso per il condannato.
La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha stabilito che è illegale la pena che, in conseguenza del riconoscimento "in executivis" della continuazione, superi i limiti previsti dall'art. 81, commi primo e secondo, del Codice Penale. Ciò implica che, nonostante una pena possa non essere stata impugnata, il condannato ha il diritto di richiedere al giudice dell'esecuzione di ridurla ai limiti fissati dalla legge.
Questa decisione si colloca all'interno di un contesto giurisprudenziale ricco e complesso, in cui la Corte ha già avuto modo di pronunciarsi su temi simili in precedenti sentenze, evidenziando la necessità di garantire il rispetto dei diritti del condannato e l'applicazione corretta delle norme.
Riconoscimento della continuazione “in executivis” - Aumento superiore al limite di cui all’art. 81 cod. pen. - Pena illegale - Mancata impugnazione del provvedimento - Successiva deducibilità dell'illegalità della pena innanzi al giudice dell’esecuzione - Sussistenza - Fattispecie. In tema di esecuzione, è illegale la pena che, in conseguenza del riconoscimento "in executivis" della continuazione, sia stata aumentata in misura superiore ai limiti stabiliti dall'art. 81, commi primo e secondo, cod. pen., sicché, pur se il provvedimento non sia stato impugnato, il condannato può chiedere al giudice dell'esecuzione di ricondurla entro i limiti inderogabili previsti dall'ordinamento. (Fattispecie relativa a richiesta presentata dal condannato a seguito della notifica del provvedimento di cumulo che aveva messo in esecuzione la pena illegale come rideterminata "in executivis").
La massima della sentenza chiarisce che la pena, seppur in un contesto di cumulo di reati e con l'applicazione della continuazione, non può superare i limiti fissati dalla legge. Questo principio di legalità è fondamentale in un ordinamento giuridico che si rispetti e rappresenta un baluardo contro l'arbitrarietà.
La sentenza n. 38848 del 2024 rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei condannati e nella corretta applicazione delle norme penali. Essa sottolinea la necessità di un controllo rigoroso sulle pene inflitte, affinché non venga mai superato il limite della legalità. In un sistema giuridico equo, è essenziale che ogni condannato possa esercitare i propri diritti in modo completo, anche in fase di esecuzione della pena.