Falsa testimonianza e casi di non punibilità: commento sulla sentenza n. 21987 del 2023

La recente sentenza n. 21987 del 2023 della Corte di Cassazione ha sollevato importanti questioni riguardo alla falsa testimonianza e alle relative cause di non punibilità. In particolare, l'oggetto della decisione verte sulla possibilità di escludere la punibilità per chi, costretto da necessità, decide di fornire dichiarazioni mendaci per evitare un'accusa penale.

Il contesto giuridico della falsa testimonianza

La falsa testimonianza è disciplinata dall'art. 372 del Codice Penale, il quale stabilisce pene severe per coloro che attestano mendacemente in un processo. Tuttavia, l'art. 384 del Codice Penale introduce una causa di non punibilità, applicabile quando il soggetto ha agito per salvaguardare se stesso o un prossimo congiunto da un grave nocumento. Questa norma si applica anche nel caso in cui le dichiarazioni mendaci siano state rese per evitare un'accusa penale.

La massima della Corte di Cassazione

CASI DI NON PUNIBILITA' - Mendaci dichiarazioni rese per evitare un'accusa penale - Esimente di cui all'art. 384 cod. pen. - Applicabilità - Condizioni - Fattispecie. In tema di falsa testimonianza, la causa di esclusione della punibilità, prevista per chi ha commesso il fatto per essere stato costretto dalla necessità di salvare sé stesso o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell'onore, opera anche nelle ipotesi in cui il soggetto abbia reso mendaci dichiarazioni per evitare un'accusa penale nei suoi confronti, a condizione che tale timore attenga a un rapporto di derivazione del danno dal contenuto della deposizione rilevabile sulla base di un criterio di immediata ed inderogabile consequenzialità e non di semplice supposizione.

Nella fattispecie esaminata, la Corte ha ritenuto che l'esclusione dell'esimente invocata dall'imputato, un acquirente di un quadro rubato, fosse corretta. L'imputato non aveva infatti ragione di temere un'accusa di ricettazione, poiché aveva dimostrato un comportamento ampiamente collaborativo con le autorità sin dal primo sequestro.

Implicazioni pratiche della sentenza

  • La sentenza chiarisce che la semplice paura di un'accusa non basta per invocare la causa di non punibilità.
  • È necessario dimostrare un legame diretto e immediato tra la dichiarazione mendace e il timore di un danno, evitando dunque supposizioni.
  • Il comportamento collaborativo con le autorità può influire significativamente sulla valutazione della punibilità.

Questa decisione della Corte di Cassazione rappresenta un importante punto di riferimento per la giurisprudenza in materia di falsa testimonianza e di esimenti di non punibilità, evidenziando la necessità di un'analisi approfondita delle circostanze in cui si trova l'imputato.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 21987 del 2023 offre spunti significativi per comprendere le dinamiche legali attorno al tema della falsa testimonianza e delle possibili esimenti. La Corte ha ribadito l'importanza di valutare attentamente le condizioni per l'applicazione della norma di non punibilità, sottolineando come la mera paura di un'accusa non sia sufficiente per giustificare dichiarazioni mendaci. Gli operatori del diritto e i cittadini devono essere consapevoli di questi principi, che possono influenzare le scelte legali in situazioni di potenziale conflitto con la giustizia.

Studio Legale Bianucci