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Commento alla Sentenza Cass. pen. n. 25008/2024: Assoluzione per Truffa e Riflessioni sul Dolo

La recentissima sentenza della Corte di Cassazione, Sezione VI, n. 25008 del 25 giugno 2024, affronta un caso complesso di presunta truffa, che coinvolge un atto di donazione e l'uso di fondi provenienti da attività illecite. In particolare, la Corte ha confermato l'assoluzione di A.A. dal reato di favoreggiamento, sostenendo che non sussisteva l'elemento soggettivo del dolo, cruciale in questo tipo di reati.

Contesto della Sentenza

La Corte d'Appello di Firenze aveva già assolto A.A., riformando la precedente condanna del Tribunale di Firenze. L'imputata era accusata di aver favorito l'ex marito, B.B., nel conseguire il profitto da reati di truffa, attraverso un atto di donazione e l'acquisto di un immobile con fondi contestati. La Corte ha osservato che A.A. ha agito in buona fede, ignara della provenienza illecita dei fondi, e ha presentato numerosi elementi a sostegno della sua posizione.

La Corte d'Appello ha ritenuto carente la prova della sussistenza dell'elemento soggettivo del reato.

La Questione del Dolo

Un aspetto centrale della sentenza è l'analisi dell'elemento soggettivo. La Corte ha chiarito che per configurare il reato di favoreggiamento, è necessaria la prova del dolo, ovvero la consapevolezza e la volontà di favorire l'autore del reato. In questo caso, i giudici hanno concluso che non vi erano stati comportamenti riconducibili a una volontà di favorire il marito nel compimento di atti illeciti.

  • La donazione era stata effettuata tramite assegni circolari tracciabili.
  • L'acquisto dell'immobile era stato fatto con atti pubblici.
  • L'operazione era vista come un accordo economico tra i coniugi in fase di separazione.

La Corte ha sottolineato come A.A., pur avendo prestato una somma di denaro al marito, agisse in una situazione di fiducia, considerata l'apparente stabilità economica del coniuge, giustificando così le sue azioni.

Implicazioni Giuridiche

Questa sentenza ha un significato importante per la giurisprudenza italiana, in quanto evidenzia la necessità di un'analisi approfondita del dolo in reati di favoreggiamento. L'assenza di dolo non solo esclude la responsabilità penale, ma influisce anche sulla valutazione di eventuali responsabilità civili. La Corte ha rilevato che il comportamento di A.A. non poteva essere considerato sospetto, date le circostanze e le modalità di esecuzione delle operazioni finanziarie.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza Cass. pen. n. 25008/2024 rappresenta un importante passo avanti nella comprensione delle dinamiche legate al favoreggiamento in ambito penale. La Corte ha posto in evidenza come la buona fede e l'assenza di dolo siano elementi fondamentali per escludere la responsabilità penale. Le implicazioni di questa decisione si riflettono non solo sulla vita dell'imputata, ma anche sul sistema giuridico italiano, che continua a evolversi nel riconoscimento dei diritti e delle difese degli individui accusati di reati complessi.