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Commento alla Sentenza Cass. pen., Sez. VI, n. 26740 del 2020: Corruzione e Droga in Istituti Penitenziari

La sentenza della Corte di Cassazione n. 26740 del 2020 offre un'importante riflessione sui reati di corruzione e di spaccio di sostanze stupefacenti all'interno di un istituto penitenziario minorile. In particolare, la Corte ha confermato le condanne di vari imputati, tra cui un assistente capo della polizia penitenziaria, per aver introdotto e ceduto droghe ai detenuti, evidenziando l'intensità della condotta illecita e la responsabilità dei soggetti coinvolti.

Il Contesto della Sentenza

Nel caso esaminato, il T. ha ricoperto un ruolo centrale, approfittando della sua posizione per introdurre sostanze stupefacenti nell'istituto, ricevendo in cambio somme di denaro dai detenuti. La Corte d'appello di Milano aveva già riformato parzialmente la sentenza di primo grado, riducendo la pena dell'imputata R., ma confermando la gravità delle condotte di tutti gli imputati. Questo ha portato a un ricorso in Cassazione, il quale è stato dichiarato inammissibile.

Principi Giuridici e Riflessioni

La Corte di Cassazione ha ribadito che l'adeguatezza della pena deve tener conto della gravità dei fatti e dell'intensità del dolo manifestato dall'imputato.

La sentenza affronta diverse questioni giuridiche, in particolare la valutazione delle attenuanti rispetto alle aggravanti. Il T. ha cercato di ottenere il riconoscimento di circostanze attenuanti, sostenendo di essere incensurato e di aver agito per motivi umanitari. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che la gravità dei fatti e il contesto di corruzione non permettessero di accogliere tali richieste. Infatti, anche se le quantità di droga erano modeste, la condotta reiterata e l'intento di lucro hanno determinato un giudizio di non lieve entità del reato.

  • La Corte ha sottolineato che non è sufficiente la sola entità delle somme di denaro coinvolte per qualificare il reato come di lieve entità.
  • È stata evidenziata la necessità di una valutazione complessiva che consideri le modalità e le circostanze dell'azione.
  • Il principio di continuità della condotta illecita ha giocato un ruolo cruciale nella decisione finale.

Implicazioni per il Futuro

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per casi simili, sottolineando la severità con cui la giurisprudenza italiana affronta i reati di corruzione e spaccio, soprattutto in contesti sensibili come quello penitenziario. La Corte ha evidenziato la responsabilità di chi, in posizione di autorità, tradisce il proprio dovere per favorire condotte illecite, minando la sicurezza e l'integrità di un ambiente di rieducazione.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 26740 del 2020 ribadisce l'importanza di un rigoroso controllo delle condotte all'interno degli istituti penitenziari e la necessità di adottare misure severe contro chi approfitta della propria posizione per commettere reati. La Corte, nel confermare le condanne, ha tracciato un confine netto tra la necessità di attenuanti e la realtà della gravità delle condotte illecite, invitando a una riflessione profonda sulle responsabilità di ciascun soggetto coinvolto nel sistema penale.