Commento alla Sentenza Cass. pen., Sez. VI, n. 32345 del 2024: Istigazione alla Corruzione e Prescrizione

La sentenza n. 32345 del 2024 della Corte di Cassazione, emessa dalla Sezione VI Penale, offre spunti significativi per comprendere le dinamiche giuridiche legate al reato di istigazione alla corruzione. Il caso esaminato riguarda A. A., condannato per aver tentato di corrompere due carabinieri con una somma di 100 euro durante un controllo stradale. La Corte ha ribadito la serietà della condotta dell'imputato e l'inammissibilità del suo ricorso, gettando luce su importanti questioni giuridiche.

La Condotta di Istigazione alla Corruzione

Nel caso in oggetto, A. A. ha offerto una somma di denaro ai carabinieri per evitare le sanzioni legate a violazioni amministrative. La Corte ha precisato che la condotta di istigazione alla corruzione si configura anche per somme di denaro ritenute "modeste", a condizione che siano in grado di influenzare il comportamento del pubblico ufficiale.

Per la Corte, la valutazione sulla irrisorietà o meno della somma di denaro offerta non può essere condotta in astratto, ma deve essere rapportata alla rilevanza dell'atto contrario richiesto come contropartita al pubblico ufficiale.
  • Rilevanza dell'importo offerto rispetto all'atto da omettere.
  • Valutazione della serietà dell'offerta nei contesti specifici.
  • Conseguenze legali per chi tenta di corrompere i pubblici ufficiali.

Il Rifiuto della Prescrizione

Un altro aspetto cruciale della sentenza riguarda la questione della prescrizione. A. A. sosteneva che il reato fosse estinto per prescrizione, ma la Corte ha evidenziato come il termine di prescrizione fosse ancora valido al momento della sentenza. Questo aspetto mette in evidenza l'importanza di una corretta valutazione dei termini di prescrizione e delle eventuali sospensioni che possono intervenire durante il processo.

In particolare, la Corte ha chiarito che il termine massimo di prescrizione per il reato di istigazione alla corruzione è di otto anni e quattro mesi, ben oltre il termine indicato dall'imputato. Pertanto, la difesa non ha fornito argomentazioni valide per sostenere la tesi della prescrizione.

Conclusioni

La sentenza n. 32345 della Cassazione rappresenta un importante precedente per la giurisprudenza italiana in materia di corruzione. Essa sottolinea che anche le somme considerate modeste possono configurare istigazione alla corruzione se utilizzate per influenzare il comportamento di un pubblico ufficiale. Inoltre, evidenzia la necessità di una valutazione attenta dei termini di prescrizione, che può influire significativamente sull'esito di un procedimento penale. La chiarezza con cui la Corte ha esposto le proprie argomentazioni è fondamentale per gli operatori del diritto e per la tutela della legalità nel nostro paese.

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