La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 29001/2021, offre spunti significativi sulla responsabilità medica e sulla liquidazione del danno patrimoniale e non patrimoniale. In questo articolo, analizzeremo i punti salienti della decisione e i principi giuridici che ne derivano, cercando di renderli comprensibili e applicabili nel contesto della responsabilità professionale sanitaria.
Nella sentenza in esame, A.D. ha convenuto in giudizio l'Istituto Clinico Città Studi e il Dott. O.M., chiedendo il risarcimento per i danni subiti a seguito di un intervento di discectomia mal eseguito. La Corte di Appello ha accertato un danno biologico permanente, stabilendo un'invalidità del 9%, in seguito a una complessa valutazione peritale.
La Corte ha chiarito che la responsabilità della struttura sanitaria non può essere isolata da quella del medico, dato che entrambi operano in un contesto di cooperazione.
In particolare, la Corte ha ribadito che, nella liquidazione del danno, è essenziale distinguere tra menomazioni coesistenti e concorrenti, stabilendo che le prime non influiscono sulla quantificazione del risarcimento.
Il nucleo centrale della decisione si basa su una serie di principi giuridici che regolano la responsabilità in ambito sanitario:
La sentenza n. 29001/2021 della Corte di Cassazione rappresenta un'importante guida per la comprensione della responsabilità medica in Italia. Essa sottolinea come la responsabilità di una struttura sanitaria non possa essere considerata separatamente da quella dei professionisti che vi operano. Inoltre, la Corte ha ribadito l'importanza di una corretta liquidazione del danno, che deve tenere conto non solo della percentuale di invalidità ma anche delle conseguenze tangibili sulla vita del danneggiato. Questa decisione risulta cruciale per tutti gli operatori del diritto e i professionisti del settore sanitario, fornendo un quadro chiaro e preciso da seguire nei casi di malpractice e danno alla persona.