Responsabilità professionale: analisi della Cass. civ., Sez. III, Ord. n. 5490 del 2023

La Corte Suprema di Cassazione, con l'ordinanza n. 5490 del 2023, ha affrontato un caso complesso riguardante la responsabilità professionale in ambito sanitario, evidenziando principi giuridici fondamentali relativi all'onere probatorio e alla responsabilità delle strutture sanitarie. Il caso in esame coinvolgeva la morte di una paziente, C.C., in seguito a un'infezione da stafilocco aureo contratta durante un intervento chirurgico.

Il contesto della sentenza

La Corte d'appello di Torino aveva dichiarato inammissibile l'appello proposto dai familiari della paziente, confermando il rigetto della domanda di risarcimento danni da parte del Tribunale di Verbania. La decisione si basava sull'accertamento che l'infezione fosse riconducibile a un evento non prevedibile e non prevenibile, escludendo così la responsabilità della struttura sanitaria e dei medici coinvolti.

La responsabilità della casa di cura ha natura contrattuale e deve essere dimostrata attraverso prove chiare e specifiche.

I ricorrenti hanno contestato la sentenza, sostenendo che fosse stato dimostrato il nesso causale tra l'intervento e la morte della paziente, e che la struttura non avesse fornito prove sufficienti per escludere la propria responsabilità. Il Collegio ha accolto il ricorso, evidenziando che l'infezione contratta dalla C.C. dovesse essere considerata un evento prevedibile nel contesto dell'intervento chirurgico.

I principi giuridici coinvolti

La sentenza della Cassazione richiama diversi articoli del Codice Civile, in particolare gli articoli 1218, 2697, 2727 e 2729, riguardanti la responsabilità contrattuale e l'onere della prova. In particolare, il Collegio sottolinea che:

  • La responsabilità contrattuale degli operatori sanitari è legata all'obbligo di garantire la sicurezza delle cure.
  • È onere della struttura dimostrare che l'evento dannoso sia stato causato da fattori esterni e non imputabili alla sua condotta.
  • Le prove utilizzate per escludere la responsabilità devono essere gravi, precise e concordanti.

Le conseguenze della sentenza

La Cassazione ha ritenuto che il giudice di merito non avesse adeguatamente considerato le evidenze presentate, limitandosi a una valutazione superficiale delle prove. La decisione di rinviare la causa alla Corte d'appello di Torino implica che il caso dovrà essere riesaminato con un'analisi più approfondita delle circostanze specifiche e delle misure di sicurezza adottate dalla struttura. Ciò rappresenta un importante richiamo alla necessità di una rigorosa applicazione delle norme sulla responsabilità professionale in ambito sanitario.

Conclusioni

La sentenza n. 5490 del 2023 della Cassazione offre un'importante occasione di riflessione sulla responsabilità professionale nel settore sanitario. Essa evidenzia l'importanza di un approccio rigoroso nella valutazione delle prove e nella dimostrazione della non imputabilità di eventi dannosi. I principi giuridici sottolineati dalla Corte sono fondamentali per garantire la sicurezza dei pazienti e la protezione dei loro diritti, in conformità non solo alle normative italiane, ma anche a quelle europee e internazionali.

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