La sentenza n. 21530 del 27 luglio 2021 della Corte di Cassazione rappresenta un importante approfondimento sulla responsabilità sanitaria e sul nesso causale in ambito civile. Nel caso specifico, la Corte ha esaminato un ricorso relativo al decesso di una paziente a causa di una sindrome di Lyell, diagnosticata con ritardo da parte dei sanitari.
La vicenda ha origine dalla condanna delle Aziende Sanitarie locali per il risarcimento dei danni subiti dai familiari della paziente. Il Tribunale di Oristano aveva accolto la domanda, ma la Corte d'Appello di Cagliari, in fase di appello, ha ritenuto che la responsabilità fosse da ascrivere esclusivamente ai medici dell'ospedale di Oristano. In particolare, la Corte ha sostenuto che la diagnosi errata e la mancata sospensione di un farmaco abbiano contribuito al decesso della paziente.
La Corte di Cassazione ha confermato l'importanza del criterio del 'più probabile che non' nell'accertamento del nesso causale.
Un punto cruciale della sentenza è rappresentato dal principio del 'più probabile che non', applicato per verificare il nesso causale tra la condotta dei sanitari e l'evento lesivo. Questo criterio implica una valutazione non solo statistica, ma anche logica, ovvero la necessità di considerare gli elementi di conferma e di esclusione disponibili nel caso specifico. La Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali che hanno delineato un orientamento stabile sulla prova del nesso causale, evidenziando come non si possa ancorare l'accertamento a una mera probabilità quantitativa.
La sentenza della Corte di Cassazione è significativa per diversi aspetti:
In conclusione, la sentenza n. 21530 del 2021 offre un'importante riflessione sulla responsabilità civile in ambito sanitario, chiarendo i criteri di valutazione del nesso causale. Questo approccio evidenzia la necessità di un'analisi concreta e dettagliata degli atti medici e delle decisioni prese, affinché sia possibile garantire una giusta tutela per i pazienti e i loro familiari.