La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 24732 del 2024, offre spunti significativi riguardo all'amministrazione di sostegno, un tema di crescente attualità in diritto civile. La sentenza si è pronunciata su un caso in cui la nomina di un amministratore di sostegno ha generato conflitti familiari, sollevando questioni cruciali relative alla capacità processuale del beneficiario e alla legittimità della rappresentanza legale.
Nel caso in esame, A.A., il beneficiario dell'amministrazione di sostegno, aveva scelto la moglie come possibile amministratrice, ma la Corte d'Appello aveva nominato un avvocato, B.B., a causa di conflitti familiari. Tale decisione ha sollevato la questione della legittimità e della necessità di tale nomina, dato che il beneficiario aveva espresso chiaramente la sua preferenza. Questo aspetto è fondamentale, poiché la legge italiana (art. 408 c.c.) stabilisce che la volontà del beneficiario deve essere rispettata.
La volontà del beneficiario deve essere, nei limiti del possibile, rispettata, specie ove sia stata espressa nella scelta dell'amministratore.
La Corte ha ribadito un principio fondamentale: anche se un amministratore di sostegno è nominato, il beneficiario conserva la capacità di agire in giudizio. Nella sentenza si sottolinea che l'amministrazione di sostegno deve essere considerata una misura personalizzata, che tiene conto delle esigenze e del contesto del soggetto, evitando approcci standardizzati. Questo approccio è in linea con i principi di protezione dei diritti fondamentali, come stabilito nella Costituzione italiana (artt. 24 e 111).
Un altro aspetto rilevante emerso dalla sentenza riguarda la procedura di nomina dell'amministratore. La Corte ha ritenuto che la consulenza tecnica d'ufficio, sulla quale si basava la decisione di apertura dell'amministrazione, fosse viziata dalla mancanza di partecipazione del difensore del beneficiario. La presenza del legale è infatti un diritto garantito, che non può essere negato. La Corte ha quindi annullato il provvedimento, richiamando l'importanza del contraddittorio e della partecipazione attiva del beneficiario e del suo difensore.
In conclusione, la sentenza n. 24732 del 2024 rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei beneficiari di amministrazione di sostegno. Essa riafferma il diritto del soggetto a partecipare attivamente al processo che lo riguarda, sottolineando la necessità di una valutazione attenta e personalizzata delle sue esigenze. Questo approccio non solo rispetta la dignità della persona, ma garantisce anche che le misure di protezione non diventino un mezzo di limitazione ingiustificata della libertà individuale.
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