La recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14371 del 23 maggio 2024) rappresenta un importante punto di riferimento per la disciplina dell'assegno di divorzio e del mantenimento. In questo articolo, analizzeremo i principali aspetti della sentenza, evidenziando le implicazioni per i coniugi in fase di separazione e divorzio.
Nel caso in esame, A.A. ha impugnato la sentenza della Corte d'appello di Firenze, che aveva aumentato l'assegno di mantenimento a favore di B.B. e dei figli. La Corte ha ritenuto che A.A. disponesse di un cospicuo patrimonio immobiliare, sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato per la famiglia, nonostante le difficoltà economiche derivanti dalla separazione.
La Corte di Cassazione ha ribadito che la conservazione di un tenore di vita analogo a quello goduto durante il matrimonio è un obiettivo tendenziale, ma non sempre realizzabile.
Il Tribunale di Firenze aveva inizialmente stabilito un contributo di Euro 2.000 mensili, successivamente aumentato a Euro 3.000 dalla Corte d'appello, basandosi sulla valutazione del reddito e del patrimonio del ricorrente.
La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha richiamato l'articolo 156 del Codice Civile, che stabilisce che il giudice deve tenere conto non solo dei redditi, ma anche di altri elementi economici. Questo significa che un'analisi completa della situazione patrimoniale è fondamentale per la determinazione dell'assegno di divorzio.
In conclusione, la sentenza della Cassazione offre un'importante interpretazione della normativa in materia di assegno di divorzio e mantenimento. Essa sottolinea l'importanza di una valutazione attenta e completa delle circostanze patrimoniali e reddituali dei coniugi, affinché si possa garantire un adeguato supporto economico per il coniuge più debole e i figli. La giurisprudenza continua a evolversi, e ogni caso presenta le sue peculiarità, ma i principi fondamentali rimangono saldi e rappresentano un faro per le decisioni future.