La recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 35308 del 18 dicembre 2023) offre importanti spunti di riflessione in merito al diritto all'assegno divorzile e alla quota di indennità di fine rapporto. Con questa decisione, i giudici hanno ribadito l'importanza di tutelare il coniuge economicamente più debole, chiarendo alcuni aspetti fondamentali della normativa vigente.
La controversia coinvolge A.A. e B.B., un ex coppia divorziata, con B.B. che ha richiesto il riconoscimento del 40% del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) del suo ex coniuge. La Corte d'appello di Roma aveva confermato la decisione del Tribunale di Cassino, stabilendo che il diritto al TFR spettasse a B.B. nonostante l'addebito della separazione a suo carico. Questa situazione ha sollevato interrogativi su come le condotte dei coniugi influenzino l'assegno divorzile e i diritti patrimoniali post-separazione.
La Corte ha sottolineato che la condotta tenuta durante il matrimonio e le condizioni economiche dei coniugi sono rilevanti solo nella fase di determinazione del quantum dell'assegno.
La decisione della Corte si fonda sull'art. 12-bis della legge sul divorzio (L. n. 898 del 1970), che prevede che il coniuge titolare di assegno divorzile ha diritto a una percentuale dell'indennità di fine rapporto percepita dall'altro coniuge. Questa norma si propone di riconoscere il contributo economico e personale dato alla vita coniugale, anche dopo la cessazione del matrimonio. È importante notare che, per accedere a tale diritto, è necessario essere titolari di un assegno divorzile.
La sentenza della Cassazione chiarisce che il riconoscimento del diritto a una quota del TFR non può essere negato unicamente sulla base della condotta del coniuge richiedente. Essa evidenzia l'importanza di garantire una protezione adeguata al coniuge economicamente più debole, evitando che comportamenti passati possano compromettere i diritti patrimoniali post-divorzio. In un contesto giuridico in continua evoluzione, è fondamentale che i diritti dei coniugi siano tutelati in modo equo e giusto, in linea con i principi di solidarietà e giustizia sociale.