Il diritto a un processo equo è un pilastro fondamentale, e per gli indagati che non comprendono l'italiano, si traduce nel diritto alla traduzione degli atti processuali. La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 10485 del 05/03/2025, ha offerto un chiarimento cruciale riguardo l'omessa traduzione delle ordinanze di misure cautelari personali, delineando le precise conseguenze di tale omissione.
Le misure cautelari personali, limitando la libertà individuale, richiedono il massimo rispetto delle garanzie difensive. Per un indagato alloglotto, la comprensione di un provvedimento così incisivo è un diritto primario, sancito dall'articolo 143 c.p.p., dall'articolo 24 Costituzione e dall'articolo 6 della CEDU. La mancata comprensione degli atti può compromettere seriamente la capacità di difesa.
La Suprema Corte, con la sentenza n. 10485/2025 (Presidente G. V., Estensore A. M. M.), ha esaminato un caso in cui il Tribunale del Riesame di Firenze aveva applicato una misura cautelare più gravosa a J. B., senza che l'ordinanza fosse tradotta nella sua lingua. Il quesito era se questa omissione causasse la nullità del provvedimento.
L'omessa traduzione in lingua nota all'interessato dell'ordinanza del tribunale del riesame con cui, in accoglimento dell'appello proposto dal pubblico ministero, sia applicata una misura cautelare personale più gravosa di quella originariamente disposta e non ancora eseguita od eseguibile non ne determina la nullità, ma impone esclusivamente la sua traduzione, sicché i termini per l'eventuale proposizione del ricorso per cassazione decorreranno dalla notifica all'interessato del provvedimento tradotto.
La Cassazione ha stabilito che l'omessa traduzione non determina la nullità dell'ordinanza cautelare, ma impone l'obbligo di procedere alla sua traduzione. La conseguenza è che i termini per proporre l'eventuale ricorso per cassazione inizieranno a decorrere solo dalla notifica all'interessato del provvedimento tradotto. Questa decisione bilancia l'esigenza di non invalidare l'atto con la tutela del diritto di difesa, garantendo piena consapevolezza prima che decorrano i termini per impugnarlo.
Questa sentenza rafforza le garanzie per gli indagati alloglotti. Le implicazioni principali sono:
Questo orientamento consolida la tutela dei diritti fondamentali nel processo penale, garantendo che anche in situazioni di urgenza il diritto di difesa e la comprensione degli atti siano pienamente salvaguardati.
La Sentenza n. 10485/2025 della Cassazione è un punto di riferimento importante per i diritti linguistici nel processo penale. Ribadisce l'importanza della traduzione degli atti cruciali per gli indagati stranieri, senza ricorrere alla nullità automatica. La decisione assicura un equilibrio tra efficienza del sistema giudiziario e garanzia dei diritti fondamentali, riaffermando che una giustizia equa è comprensibile per tutti.