La sentenza n. 26303 del 2019 della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sulla responsabilità professionale in ambito sanitario, in particolare riguardo ai danni non patrimoniali e al concetto di perdita di chance. La vicenda giudiziaria ha visto come protagonista M. F. B., il quale, deceduto a causa di un melanoma metastatico, ha visto i propri eredi contestare la responsabilità della struttura ospedaliera per un errore diagnostico.
La Corte d'Appello di Catania aveva inizialmente escluso la responsabilità dei sanitari, ritenendo che l'errore diagnostico non avesse inciso sulla possibilità di sopravvivenza del paziente. La Corte ha evidenziato che, anche in caso di diagnosi corretta, non sarebbero state attuate terapie diverse da quelle già previste. Tuttavia, ha riconosciuto un danno da peggioramento della sofferenza e della qualità della vita, liquidando un indennizzo per l'inabilità temporanea.
La Corte ha stabilito che il ritardo nella diagnosi non avrebbe comunque modificato la prognosi, in quanto la patologia era già in fase avanzata e non avrebbe beneficiato di trattamenti alternativi.
I ricorrenti hanno sollevato numerosi motivi, tra cui un presunto omesso esame di fatti decisivi, ma la Corte ha rigettato tali censure. È emerso che, secondo i principi di diritto, l'onere della prova circa il nesso causale grava sul danneggiato, il quale deve dimostrare che l'errore medico ha effettivamente provocato un danno. La Corte ha confermato l'assenza di un nesso causale tra l'errore diagnostico e l'esito letale, evidenziando che, anche con una diagnosi tempestiva, non sarebbero state implementate terapie efficaci.
In conclusione, la sentenza n. 26303 del 2019 sottolinea quanto sia fondamentale per i pazienti dimostrare non solo la negligenza dei sanitari, ma anche l'impatto diretto di tale negligenza sulla loro salute. La Corte ha richiamato l'attenzione sulla differenza tra un danno immediato e una mera possibilità di miglioramento, evidenziando come l'errore diagnostico, sebbene rilevante, non comporti automaticamente un risarcimento per “perdita di chance”.
In sintesi, la sentenza della Cassazione offre una visione chiara e articolata sulla responsabilità medica, evidenziando la necessità di prove concrete per sostenere le richieste di risarcimento. È un richiamo alla prudenza per i legali che si occupano di responsabilità sanitaria, sottolineando l'importanza di una strategia difensiva ben articolata e supportata da evidenze tecniche.