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Esercizio arbitrario delle proprie ragioni: la Cassazione n. 10357/2025 chiarisce quando il reato è consumato e quando resta tentato | Studio Legale Bianucci

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni: la Cassazione n. 10357/2025 definisce il confine tra consumazione e tentativo

Non sempre chi usa violenza o minaccia per far valere un presunto diritto riesce a ottenere il bene agognato. Ma quando l’azione integra davvero il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni ex artt. 392-393 c.p., e quando, invece, si arresta al tentativo punibile ai sensi dell’art. 56 c.p.? La Corte di cassazione, con la sentenza n. 10357 depositata il 14 marzo 2025, torna sul tema e annulla con rinvio una decisione della Corte d’appello di Bari che aveva ritenuto il reato già consumato. Vediamo perché la Suprema Corte ha ritenuto decisivo l’«evento» e quali ricadute operative derivano per avvocati e operatori del diritto.

Il fatto e le questioni giuridiche

Il caso riguarda T. P.M., imputato per avere preteso con minacce la consegna di una somma di denaro che riteneva a sé dovuta. La persona offesa ha resistito e il denaro non è stato consegnato. Nonostante ciò, la Corte territoriale ha condannato l’imputato per il reato nella forma consumata. La Cassazione, recependo una linea giurisprudenziale ormai costante (v. Cass. 4456/2008; 29260/2018), ha invece sottolineato la natura di «reato di evento» dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni: è necessario che la condotta violenta o minatoria produca l’ottenimento del bene.

Il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto reato di evento, si consuma allorché l'agente ottiene il bene preteso con violenza o minaccia, sicché è configurabile il tentativo quando alla condotta non segua la realizzazione dello scopo perseguito. (Nella fattispecie la Corte ha annullato con rinvio la sentenza che ha ritenuto consumato il delitto nonostante l'agente non fosse riuscito a ottenere la consegna di una somma di denaro a lui spettante per la resistenza di chi la deteneva).

Tradotto: ciò che rileva non è soltanto il modus operandi aggressivo, ma il risultato concreto. Se il bene non passa di mano, il reato rimane allo stadio di tentativo, con pene più lievi (riduzione da un terzo alla metà) e la possibilità di applicare, in casi particolari, l’art. 131-bis c.p. sull’offesa tenue.

Gli elementi costitutivi secondo la Suprema Corte

  • Soggetto attivo: chiunque, compreso il creditore effettivamente titolato al bene.
  • Condotta: violenza o minaccia, fisica o morale, diretta a costringere la vittima.
  • Evento: effettivo conseguimento del bene; senza tale passaggio l’evento manca.
  • Nesso causale: la violenza o minaccia deve determinare la consegna.
  • Dolo specifico: finalizzato a «farsi ragione» bypassando l’Autorità giudiziaria.

Per la Cassazione il momento consumativo coincide con l’evento, principio che trova fondamento nell’art. 25 Cost. (tassatività e determinatezza) e nell’art. 7 CEDU (legalità penale). Attribuire la consumazione alla mera minaccia finirebbe per ampliare oltre misura l’ambito della norma incriminatrice.

Profili processuali e impatti pratici

La decisione assume rilievo anche sul piano probatorio: spetterà all’accusa dimostrare non solo la condotta, ma il successo dell’azione coercitiva. In mancanza, l’imputazione dovrà essere riqualificata in tentativo, con effetti sulla pena, sulla procedibilità e, non da ultimo, sulla prescrizione. Attenzione, però: il tentativo resta incompatibile con le circostanze attenuanti previste dall’art. 393 comma 2 c.p. (commissione in “stato d’ira”), perché la fattispecie è autonoma e richiede comunque l’evento.

Conclusioni

La sentenza 10357/2025 consolida un orientamento che privilegia il principio di offensività: il reato è pienamente realizzato solo se la lesione del bene giuridico (l’amministrazione della giustizia) si concretizza nell’appropriazione forzata del bene. Per i professionisti ciò significa vagliare attentamente gli elementi di prova prima di qualificare la condotta come consumata o tentata, con ricadute importanti su strategia difensiva, richieste risarcitorie e eventuali accordi in fase di indagini preliminari.

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