La sentenza n. 23024 del 22 agosto 2024 della Corte di Cassazione rappresenta un importante chiarimento in materia di risarcimento del danno da diffamazione. In particolare, la Corte ha stabilito che la provocazione da parte della persona offesa non può ridurre l'importo del risarcimento, in virtù dell'articolo 1227 del Codice Civile. Questo principio giuridico è fondamentale per tutelare la dignità delle persone e la loro reputazione, specialmente in un contesto sociale sempre più influenzato dalla comunicazione online.
Il caso in esame riguardava un musicista la cui reputazione artistica era stata lesa da affermazioni diffamatorie pubblicate su un sito internet. La Corte d'Appello di Palermo aveva già escluso la possibilità di ridurre il risarcimento in virtù delle provocazioni avanzate dal danneggiante, tra cui una presunta violazione di un marchio. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, sottolineando che il comportamento illecito del danneggiante è una causa autonoma dell'evento lesivo.
Danno da diffamazione - Provocazione della persona offesa - Applicabilità art. 1227 c.c. - Esclusione - Fattispecie. Il risarcimento del danno da diffamazione non può essere diminuito, ai sensi dell'art. 1227 c.c., in ragione della provocazione da parte della persona offesa, poiché la determinazione di tenere la condotta illecita, da parte del danneggiante, costituisce causa autonoma dell'evento lesivo, il quale, per contro, non può ritenersi legato al fatto della provocazione da una connessione rispondente ad un principio di regolarità causale. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che, a fronte della lesione della reputazione artistica di un musicista, perpetrata attraverso affermazioni inserite nel sito internet del suo gruppo musicale, aveva escluso la possibilità di ridurre il risarcimento in ragione di una serie di dedotte provocazioni, tra cui la violazione di un marchio nella titolarità dei ricorrenti).
La decisione della Corte di Cassazione si inserisce in un quadro giuridico più ampio, dove la tutela della reputazione e dell'onore personale è di fondamentale importanza. Le norme italiane e quelle europee, infatti, promuovono il rispetto della dignità delle persone, riconoscendo il danno da diffamazione come un illecito che merita adeguato risarcimento. Pertanto, è cruciale che i danneggianti assumano la responsabilità delle loro azioni, senza poter giustificare la loro condotta attraverso le provocazioni subite.
In conclusione, la sentenza n. 23024 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulle dinamiche del risarcimento in caso di diffamazione. Essa ribadisce che la provocazione da parte della persona offesa non può essere utilizzata come scusante per ridurre il danno risarcibile. Questo principio non solo tutela la reputazione delle vittime di diffamazione, ma rafforza anche la responsabilità degli autori di affermazioni lesive, contribuendo a un ambiente comunicativo più rispettoso e consapevole.