La sentenza n. 19314 del 19 gennaio 2023 rappresenta un'importante pronuncia della Corte di Cassazione riguardo alla responsabilità dei tecnici professionisti in relazione all'accertamento di conformità per opere edilizie. In questo caso, il tecnico imputato ha attestato falsamente la legittimità di opere già realizzate, configurando un reato previsto dall'art. 20, comma 13, del d.P.R. n. 380 del 2001.
Il d.P.R. n. 380 del 2001, noto come Testo Unico dell'Edilizia, regola le procedure per il rilascio dei permessi di costruire e stabilisce sanzioni per le false attestazioni. In particolare, l'articolo 20, comma 13, punisce chiunque attesti falsamente la legittimità di opere edilizie, anche nell'ambito di richieste di sanatoria ex art. 36. La Corte ha precisato che la norma non è limitata solo ai permessi di costruire ordinari, ma si applica anche a quelli in sanatoria, evidenziando un disvalore etico e giuridico collegato alla falsità delle attestazioni.
Reato di cui all'art. 30 d.P.R. n. 380 del 2001 - Accertamento di conformità contenente false attestazioni sulla legittimità di opere già eseguite - Configurabilità - Ragioni. Integra il reato di cui all'art. 20, comma 13, d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, la condotta del tecnico-professionista che, nell'accertamento di conformità richiesto ai fini del rilascio del permesso di costruire in sanatoria ex art. 36 d.P.R. citato, attesti falsamente la legittimità di opere già realizzate. (In motivazione, la Corte ha precisato che la norma incriminatrice, pur essendo inserita nell'ambito della disciplina del procedimento relativo al rilascio del permesso di costruire, trova applicazione anche in quello afferente il permesso in sanatoria, senza che ciò comporti violazione del divieto di analogia "in malam partem", analogo essendo il disvalore connesso alla falsa attestazione).
Questa pronuncia ha diverse implicazioni per i professionisti del settore edilizio. In primo luogo, sottolinea l'importanza di fornire attestazioni veritiere e documentate, poiché la responsabilità penale può scaturire non solo da azioni fraudolente, ma anche da semplici negligenze nel fornire informazioni corrette. Inoltre, la Corte ha chiarito che la disciplina del permesso in sanatoria non deve essere interpretata in modo restrittivo, in quanto i principi di legalità e correttezza amministrativa devono sempre prevalere.
La sentenza n. 19314 del 2023 della Corte di Cassazione evidenzia l'importanza della trasparenza e della verità nelle attestazioni di conformità nel campo dell'edilizia. I professionisti devono prestare particolare attenzione alle informazioni che forniscono, poiché la violazione di queste norme non solo comporta sanzioni penali, ma mina anche la fiducia nel sistema edilizio. È fondamentale che gli operatori del settore comprendano le conseguenze delle loro azioni e si attengano scrupolosamente alle disposizioni normative per evitare di incorrere in reati gravi.