La sentenza n. 22294 del 7 agosto 2024 della Corte di Cassazione rappresenta un'importante conferma dei diritti dei coniugi vittime di violenza all'interno del matrimonio. In questo caso, la Corte ha affrontato il tema della separazione personale dei coniugi, sottolineando come le condotte violente, sia fisiche che morali, costituiscano violazioni gravi dei doveri coniugali, tali da giustificare l'addebito della separazione al coniuge che le perpetrava.
La Corte ha chiarito che le reiterate violenze inflitte da un coniuge all'altro non solo giustificano la separazione, ma implicano anche l'addebito della stessa al coniuge violento. Questo principio è fondamentale poiché esonera il giudice dal dover comparare le condotte del coniuge vittima con quelle del coniuge autore della violenza. In altre parole, la gravità delle violenze subite dalla vittima è tale da non necessitare di una valutazione comparativa.
Nel caso specifico, la Corte ha confermato la sentenza della Corte d'Appello di Ancona, che aveva riconosciuto le condotte violente e maltrattanti del marito come la causa principale dell'irreversibilità della crisi coniugale. È interessante notare che, nonostante il coniuge accusato di maltrattamenti fosse stato assolto in sede penale, ciò non ha influito sulla decisione relativa all'addebito della separazione. Questo aspetto evidenzia l'autonomia della sfera civile rispetto a quella penale, confermando che la verifica di condotte violente può avere esiti diversi in contesti giuridici diversi.
Condotte violente di un coniuge nei confronti dell'altro - Motivo di addebito della separazione - Sussistenza - Comparazione con i comportamenti del coniuge vittima delle stesse - Necessità - Esclusione - Condizioni - Fattispecie. Le reiterate violenze fisiche e morali, inflitte da un coniuge all'altro, costituiscono violazioni talmente gravi dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti la intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità al loro autore; ne consegue che il loro accertamento esonera il giudice del merito dal dovere di procedere alla comparazione, ai fini dell'adozione delle relative pronunce, col comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, trattandosi di atti che, in ragione della loro estrema gravità, sono comparabili solo con comportamenti omogenei.
In conclusione, la sentenza n. 22294 del 2024 rappresenta un passo importante nella tutela dei diritti delle vittime di violenza domestica. Essa riafferma che le condotte violente nel contesto coniugale sono inaccettabili e legittimano l'addebito della separazione, senza necessità di confrontare le azioni della vittima. Questa posizione rafforza la protezione delle vittime e rappresenta un messaggio chiaro contro ogni forma di violenza all'interno delle relazioni affettive.