La sentenza n. 32412 del 20 giugno 2024 della Corte di Cassazione si pone al centro di un dibattito cruciale riguardo i diritti dei detenuti, in particolare sul rispetto del divieto di trattamenti inumani o degradanti. Questo principio, sancito dall'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU), viene messo in discussione nel contesto della determinazione dello spazio individuale minimo da garantire ai detenuti, fissato in tre metri quadrati.
Il caso riguarda l'imputato I. P., il quale ha richiesto un risarcimento per le condizioni di detenzione che non rispettavano i parametri stabiliti dalla legge. La Corte ha dovuto stabilire se, ai fini del calcolo dello spazio minimo, dovesse essere considerato anche lo spazio occupato dai letti singoli. La decisione del giudice ha portato a una netta definizione: lo spazio occupato dal letto non deve essere computato.
Rimedio risarcitorio di cui all’art. 35-ter ord. pen. - Divieto di trattamenti inumani o degradanti - Determinazione dello spazio individuale minimo intramurario - Spazio occupato da letti singoli - Computabilità - Esclusione - Ragioni. In tema di rimedi risarcitori ex art. 35-ter ord. pen. nei confronti di detenuti o internati, ai fini della determinazione dello spazio individuale minimo di tre metri quadrati da assicurare affinché lo Stato non incorra nella violazione del divieto di trattamenti inumani o degradanti stabilito dall'art. 3 della Convenzione EDU, come interpretato dalla giurisprudenza della Corte EDU, non deve essere computato lo spazio occupato dal letto singolo del soggetto ristretto, in quanto arredo tendenzialmente fisso al suolo, non suscettibile, per il suo ingombro o peso, di facile spostamento da un punto all'altro della cella e tale da compromettere il movimento agevole del predetto al suo interno.
Questa sentenza ha importanti ripercussioni non solo per il caso specifico, ma per l'intero sistema penitenziario italiano. La Corte di Cassazione, confermando la giurisprudenza della Corte EDU, sottolinea che il rispetto dei diritti umani deve prevalere anche in contesti di detenzione, dove è fondamentale garantire condizioni dignitose. La decisione di escludere il letto dal computo dello spazio disponibile per il detenuto è significativa: essa implica che gli arredi fissi, che non possono essere spostati, non devono ridurre il già scarso spazio vitale a disposizione del detenuto.
In sintesi, la sentenza n. 32412 del 2024 rappresenta un passo importante nella tutela dei diritti dei detenuti in Italia. Essa non solo chiarisce le modalità di calcolo dello spazio minimo, ma riafferma l'impegno del sistema giuridico nel garantire condizioni di detenzione che rispettino la dignità umana. È fondamentale che tutte le istituzioni coinvolte siano consapevoli delle implicazioni di questa sentenza e lavorino per garantire che ogni detenuto possa godere di spazi adeguati e dignitosi all'interno delle strutture penitenziarie.