La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 31470 del 2023, si occupa di un tema di grande rilevanza nel diritto di famiglia: la sottrazione internazionale di minori. In questa ordinanza, la Corte affronta la questione della 'residenza abituale' dei minori e l'importanza di garantire il loro ascolto in sede giurisdizionale, sottolineando il principio del 'superiore interesse del minore'.
Il caso analizzato riguarda A.A., che ha richiesto il rientro dei minori C.C. e D.D. in Italia dopo che la madre, B.B., li aveva trattenuti all'estero. Il Tribunale per i Minorenni di Torino ha inizialmente respinto la richiesta, sostenendo che i legami familiari dei minori con il loro stato di origine erano stati interrotti. Questa decisione è stata impugnata da A.A., portando la questione all'attenzione della Corte di Cassazione.
La disciplina sulla sottrazione internazionale mira a tutelare il minore contro gli effetti nocivi del suo illecito trasferimento o mancato rientro nel luogo ove egli svolge la sua abituale vita quotidiana.
Uno dei punti salienti della sentenza è l'interpretazione della 'residenza abituale' come il luogo in cui i minori hanno stabilito legami affettivi e sociali, non solo legami parentali. La Corte ha ribadito che il concetto di residenza abituale non coincide con quello di domicilio, ma deve essere inteso come il centro della vita quotidiana del minore.
La Corte ha confermato la decisione del Tribunale per i Minorenni, stabilendo che il legame con il paese di origine era stato definitivamente interrotto dai genitori e che, pertanto, la richiesta di rientro non poteva essere accolta. Questo caso evidenzia l'importanza di una valutazione approfondita delle circostanze in cui si trova il minore e la necessità di rispettare i suoi diritti, in particolare l'ascolto, come previsto dalle normative nazionali e internazionali.
La sentenza Cass. civ. n. 31470 del 2023 rappresenta un'importante riflessione sulla protezione dei minori nelle controversie internazionali, sottolineando la necessità di considerare non solo la lettera della legge, ma anche la realtà dei legami affettivi e sociali dei bambini coinvolti. È fondamentale che i professionisti legali siano consapevoli di questi principi per garantire che le decisioni giuridiche siano sempre orientate al bene del minore.